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LA NUTRIZIONE ONCOLOGICA COME ALLEATO TERAPEUTICO

I dati della ricerca dimostrano che una vita malsana, figlia di cattive abitudini alimentari e di uno stile di vita sedentario, è responsabile di circa tre tumori su dieci. Il rischio di sviluppare il cancro nel corso della vita dipende molto più dall’ambiente che dalla genetica. Secondo alcuni rapporti, è possibile prevenire tra il 30 ed il 50% di tutti i tumori seguendo un’alimentazione sana e bilanciata, astenendosi dal fumo e mantenendo un peso corporeo adeguato alla propria costituzione, grazie anche allo svolgimento di regolare attività fisica. 

La nutrizione in oncologia svolge un ruolo cruciale sia in forma di prevenzione primaria che secondaria, per ridurre il rischio di recidive o per evitare che la stessa patologia oncologica degeneri ulteriormente. Infatti, alcune forme di cancro, possono influire sul metabolismo corporeo e causare malnutrizione mettendo a serio rischio la capacità dell’organismo di fronteggiare la lotta contro la malattia. La malnutrizione colpisce tra il 50 e l’80% dei pazienti oncologici e costituisce una vera e propria “malattia nella malattia” aumentando il rischio di mortalità. Le problematiche metabolico-nutrizionali rappresentano un problema aggiuntivo, anche psicologico, ed influiscono sulle capacità fisiche necessarie al trattamento, con conseguente ridotta tolleranza alle terapie e con peggiori complicanze post-chirurgiche.
La presa in carico del paziente dovrebbe avvenire fin da subito anche da un punto di vista nutrizionale ed essere inserita in protocolli terapeutici multidisciplinari.

Un’alimentazione personalizzata per il paziente oncologico non sarà finalizzata solo ad evitare il rischio di incorrere in malnutrizione, ma anche allo scopo di diminuire gli effetti collaterali delle terapie in corso (disturbo del gusto, alvo alterno, infiammazione delle mucose, nausea ed altre difficoltà digestive) migliorando la qualità della vita. La dieta dovrà essere dinamica e funzionale, pronta ad adattarsi alle esigenze cliniche del paziente ed il compito del nutrizionista sarà quello di modulare il piano alimentare a seconda delle diverse fasi del percorso di cura e della riposta soggettiva di ogni individuo.


Quali sono i “cibi si” e i “cibi no” nel cancro?

Prima di tutto è bene chiarire che nessun alimento da solo può ridurre o promuovere il rischio di ammalarsi di cancro. Anche se alcuni regimi alimentari bandiscono uno o più cibi, e ne esaltano degli altri, i benefici di un regime alimentare sano nascono dall’interazione tra alimenti e non da specifici nutrienti isolati. Oltretutto, non sarebbe corretto demonizzare gli alimenti come li troviamo in natura, poiché il più delle volte sono i metodi della loro conservazione o preparazione a renderli dannosi.

È il caso della carne rossa ad esempio, che diventa cancerogena se cotta soprattutto alla griglia o sul barbecue e che spesso viene eliminata del tutto dopo una diagnosi di cancro. Rientrano in questa categoria anche gli insaccati ed i salumi conservati con nitriti e nitrati, la carne trasformata o affumicata. È vero che le linee guida suggeriscono di eliminare grassi e proteine animali e di sostituirli con alimenti ricchi in fibre (cereali integrali, legumi, verdura e frutta), ma le proteine nobili (carne, pesce e uova) sono necessarie al mantenimento della massa muscolare ed alla sintesi di molecole funzionali all’organismo. Inoltre, anche un eccessivo consumo degli alimenti consigliati può portare a squilibri importanti. Una glicemia alta ad esempio, figlia di un’ alimentazione sbilanciata verso gli zuccheri, tra cui anche frutta e cereali, aumenta i livelli di insulina e GH promovendo la proliferazione cellulare e lo stato infiammatorio. Continui sbilanciamenti glicemici favoriscono l’accumulo di massa grassa, correlata ad un’ aumentata produzione di estrogeni, adipochine ed altri fattori di crescita con azione promuovente la carcinogenesi.

In generale, alcune forme di cancro, come quelle dell’ apparato gastro-intestinale, sono più suscettibili all’ alimentazione rispetto ad altre, ma studi scientifici dimostrano come l’infiammazione sia una caratteristica condivisa di molti tumori. Se da un lato la neoplasia genera infiammazione, la sua stessa presenza genera l’ambiente ideale per la crescita di un tumore aggravando la prognosi.

Per questo motivo rientrano nei “cibi amici” tutti i composti con azione anti-infiammatoria e neuroprotettiva (olio extravergine d’oliva, pesce azzurro, frutta secca e semi oleosi). Inoltre la Nutrigenomica, che studia l’effetto del cibo sull’ espressione genica, sta evidenziando sempre di più nutrienti contenuti in spezie ed aromi (curcuma, peperoncino, zenzero) che agiscono sul metabolismo delle sostanze cancerogene e che aiutano il meccanismo di sorveglianza del sistema immunitario oltre che combattere stress ossidativo ed infiammazione.

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Dr.ssa Giulia Verdone – Dietista esperta in nutrizione clinica